giovedì 22 marzo 2018

Le pale eoliche di Bitti simbolo della rapina dei “giacimenti energetici rinnovabili” della Sardegna

Italia Nostra è intervenuta nel procedimento di Valutazione di impatto ambientale in corso presso il Ministero dell’Ambiente in relazione al Parco eolico denominato “Gomoretta” nei Comuni di Bitti, Orune e Buddusò (province di Nuoro e Sassari), proposto dalla società Siemens Gamesa Renewable Energy Italy S.p.A., inviando in data 22 marzo 2018 un Atto di Osservazioni.
Il Parco, costituito da 13 aerogeneratori ciascuno di potenza pari a 3,465 MW, sarà in grado di sviluppare una Potenza elettrica pari a di 45,045 MW e produrre una quantità di energia elettrica pari a 137.257  Mwh/anno.  Si tratta di aerogeneratori di dimensioni gigantesche, ove si pensi che le torri di sostegno hanno un’altezza di mt. 84 e il rotore un diametro di mt 132, per un’altezza complessiva quindi di mt. 150.  L’impianto verrà articolato in due settori ubicati sulle alture di Sa Gomoretta e Fruncu sa Capra, che ricadono nel territorio di Bitti e Orune, ma anche il Comune di Buddusò risulta coinvolto perché dovrebbe ospitare la cabina di trasformazione MT/AT della corrente che in cavidotto interrato proviene dall’impianto.
Le Osservazioni contestano in 10 punti la sostenibilità del progetto.
Per quanto concerne gli Impatti ambientali vengono rilevate le irreversibili alterazioni delle componenti biotiche ed abiotiche determinate da opere invasive quali le fondazioni delle torri, il raddoppiamento delle sedi stradali esistenti, la demolizione dei caratteristici muretti a secco, la creazioni di percorsi ed aree di servizio che coinvolgerebbero circa 75 ettari di terreni agricoli. Anche gli impatti paesaggistici appaiono rilevanti sia per il gigantismo del parco tecnologico, sia per la profonda alterazione di quei valori identitari che legano indissolubilmente le comunità al proprio territorio. Il pianoro che abbraccia le alture è infatti da tempo immemorabile adibito all’allevamento degli ovini, coltivato a seminativi ed erbai ed ospita oltre dieci aziende agricole.
L’area è prossima a due santuari della cultura nuragica, quali sono i siti di Su Romanzesu e Su Tempiesu, ma è un vero giacimento culturale a cielo aperto per la presenza di numerosi nuraghi, domus de Janas, dolmen.  Sono stati censiti inoltre 110 siti e quindi il rischio archeologico risulta estremamente elevato. La Direzione Generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del Ministero dei Beni e delle attività culturali e del Turismo, su indicazione delle due Soprintendenze dello Stato ha già fatto pervenire un Atto di Osservazione con una richiesta articolata in ben 34 punti di integrazioni progettuali.
Altre Osservazioni riguardano l’assenza di Dibattito pubblico e la non disponibilità delle aree da parte della Società. Il progetto è stato pubblicato sul sito del Ministero il 25 gennaio di quest’anno e quindi all’Albo pretorio del Comune. Da tale data sono decorsi i 60 giorni per la presentazione delle Osservazioni. La popolazione non ne è stata informata nonostante una legislazione nazionale ed una Convenzione internazionale (Århus) statuisca l’obbligo di un’informazione consapevole e il diritto dei cittadini alla partecipazione attiva nei processi decisionali che riguardano l’ambiente.  Solo l’impegno del Comitato civico Santu Matzeu, costituitosi per l’occorrenza, ha consentito ai cittadini di Bitti di prendere conoscenza di quanto stava avvenendo nel corso di una partecipata Assemblea pubblica che si è tenuta il 17 marzo a soli 9 giorni dalla scadenza per la presentazione delle Osservazioni.
Nell’ambito del documento redatto da Italia Nostra sono stati esaminati anche gli aspetti di incongruenza con il PPR della Sardegna che pur nella irrisolta assenza della pianificazione degli ambiti interni, fornisce nelle Norme tecniche di attuazioni indirizzi per le aree agro forestali del tutto diversi da quelli di una possibile trasformazione in aree con destinazione d’uso industriale. Simili incongruenze sono state rilevate con il PEARS che pur non avendo ancor completato il suo iter procedurale, preclude ogni possibilità agli impianti energetici speculativi, indicando nella produzione diffusa e nell’autoconsumo gli obiettivi principali della pianificazione energetica regionale.

L’analisi dei dati economici forniti dalla Società ha permesso di evidenziare in tutta la sua drammatica realtà la vera e propria rapina nell’utilizzo delle risorse dei “giacimenti energetici rinnovabili” che le multinazionali stanno operando ai danni delle collettività sarde con la complicità della classe politica isolana e nazionale.
Pur essendo com’è ovvio schierata per la produzione di energia elettrica dalle FER, Italia Nostra si vede costretta a combattere una impari battaglia con Multinazionali, che pur di lucrare gli incentivi resi disponibili dallo Stato, aggrediscono paesaggio e territorio sardo sottraendo ancora una volta Beni Comuni e risorse economiche a quelle comunità che ne sono i legittimi detentori.

Link per le Osservazioni complete pubblicate sul sito del Ministero dell'Ambiente


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