lunedì 15 maggio 2017

Ma il PPR non prevedeva nuovo cemento sulle coste

Intervento di Sandro Roggio in risposta al post del presidente Pigliaru (ripostato sotto) che replica all'appello delle Associazioni Ambientaliste per salvare le coste della Sardagna dalla nuova ondata di cementificazione

 
No presidente Pigliaru, così no. Non sono d'accordo con il post nella sua pagina FB. Sul Disegno di Legge in materia di governo del territorio non c'è nessun “pregiudizio ideologico” di associazioni ambientaliste o di altri. E per dimostrarglielo chiamo in causa il prof. Pigliaru. Il quale scriveva a proposito della risorsa naturale che attrae i turisti; e la definiva risorsa esauribile, ricordandoci che “... ogni investimento effettuato per aumentare il grado di sfruttamento turistico della risorsa (strutture ricettive, per esempio), ne determina un 'consumo' irreversibile, e di conseguenza la qualità ambientale, l’attrattività del suo scenario naturale diminuisce". http://crenos.unica.it/cren…/sites/default/files/…/96-12.pdf
Sono gli argomenti posti in premessa da tutto il movimento ambientalista sardo che ha appreso la lezione da un po'.
E quindi lascerei perdere l'ideologia e starei al merito, su cui ho già scritto (tra gli altri e con altri) per dire del contrasto del DdL con il PPR. Il presidente concentra l'attenzione sull'art. 31 e su questo mi soffermo.

Non persuade la risposta dell'assessore Erriu a WWF Sardegna il 5 aprile, riproposta l'altro ieri (<La Nuova Sardegna>) e fatta propria dal presidente Pigliaru sulla sua pagina FB. Fuorviante la tesi che si espone – per sostenere la coerenza del DdL con il PPR nella previsione, appunto, di art. 31 di NTA.
In particolare, secondo la GR, il DdL non sarebbe in contrasto con il PPR laddove consente di incrementare complessi alberghieri nelle aree tutelate dallo stesso PPR.
Erroneo il presupposto che la previsione di consentire aumenti di volume – in fascia costiera e nei 300 metri dal mare – sia già contenuta a regime nel Piano paesaggistico 2006.
A sostegno di questa affermazione, si porta il raccordo tra gli articoli 90, 20 e 11 delle Norme di attuazione del PPR, con l' audace conclusione che le Intese ( art.11 NTA_PPR) sarebbero ancora in vigore e utilizzabili per derogare al PPR pure nelle aree indicate come intrasformabili.
In realtà non è così: e basta scorrerle le norme richiamate per desumere la inesatta interpretazione.
Occorre intanto mettere nello sfondo le ragioni per cui il PPR ha considerato e accolto la necessità di prorogare per 12 mesi l'applicazione della LR 45/89 che consentiva in deroga ( art. 10bis comma 2h) di ampliare preesistenti strutture alberghiere nelle aree vincolate dalla stessa legge regionale.
Ha influito nella decisione di allora la paventata possibilità che alcuni titolari di alberghi ubicati in aree inedeificabili secondo il PPR, avessero pratiche avviate per ampliare le dotazioni (+ 25% ai sensi appunto della LR 45/89), in fase di espletamento gli atti /impegnate risorse ( acquisto di terreni, progettazioni eseguite, finanziamenti concessi, ecc.). Da ciò la decisione di consentire la conclusione dell'iter autorizzativo. Mediante lo strumento dell'Intesa, indicata dall'art. 11 NTA_PPR  (tra Regione, province, comuni), per dare corso alle trasformazioni previste dagli articoli 20 e 90 delle stesse NTA, ossia l'ampliamento di attrezzature alberghiere (+25% del volume esistente cosi come ammesso dalla LR 45/89).
In verità l'art. 20 comma 3 punti a, b, concedeva che gli interventi di cui all'art.90 comma 3, si potessero realizzare, pure nelle aree vincolate, “b) tramite intesa nelle more della predisposizione del PUC, e comunque non oltre i dodici mesi, o successivamente alla sua approvazione qualora non sia stato previsto in sede di adeguamento. L’intesa si attua ai sensi dell’art. 11, comma 1, lett. c), in considerazione della valenza strategica della fascia costiera”.
Palese il carattere di temporaneità della disposizione in deroga al PPR (inquadrabile nella finalità già richiamata di consentire, in via eccezionale, la conclusione rapida di pratiche di ampliamento di attrezzature alberghiere ai sensi della LR del 1989 ). Da cui il tempo di 12 mesi entro il quale perfezionare l'Intesa, esattamente coincidente, e non a caso, con quello assegnato dall'art. 107 NTA_PPR per adeguare i PUC al PPR da parte dei comuni.
Nè appare ragionevole che il richiamato comma 3 b dell'art. 20 potesse consentire l'approvazione dei PUC differita oltre il tempo assegnato dall'art. 107 NTA_PPR, conferendo un'efficacia a tempo indeterminato a una disposizione che pone nello stesso articolo il limite di 12 mesi in premessa.
Insomma era stata contemplata in art. 20 la remota possibilità che l'adeguamento di un PUC potesse avvenire prima del tempo assegnato (12 mesi) senza il recepimento della previsione. Consentendo – appunto in caso di questa omissione nel PUC – di provvedere mediante l'Intesa. Ma evidentemente nel tempo di 12 mesi. Nè è immaginabile che l'articolo 20 potesse implicitamente autorizzare uno slittamento dei tempi indicati dall'art. 107 NTA_PPR per l'adeguamento dei PUC. Questa previsione avrebbe consentito che da un rinvio dei tempi di adeguamento dei PUC al PPR si potesse trarre la perpetuazione di una deroga.
Al di fuori del tempo assegnato in art. 20 NTA_PPR , l'Intesa prevista dall'art. 11 comma 2 NTA_PPR è strumento “in attuazione delle previsioni” della pianificazione paesaggistica”, e quindi con nessun potere di deroga alla strumentazione sovraordinata. D'altra parte anche nelle disposizioni dell'art. 15 comma 4 NTA _PPR, si conferma il principio per una analoga fattispecie: secondo cui l'Intesa (art. 11) deve perentoriamente concludersi “entro dodici mesi dall’entrata in vigore del Piano paesaggistico”.
Insomma l'appiglio delle Intese resistenti non c'è, quella prevsione non è contenuta nel PPR e quindi casca tutto il ragionamento secondo cui il DdL non contrasta con la disciplina sul paesaggio 2006. E quindi occorre fare atenzione a quanto detto dalla Consulta più volte. Di recente la sentenza Corte Cost. n. 189 del 20 luglio 2016, spiega che le norme di tutela paesaggistica (e quelle del piano paesaggistico, in particolare) prevalgono sulle disposizioni regionali urbanistiche, visto che “gli interventi edilizi ivi previsti non possono essere realizzati in deroga né al piano paesaggistico regionale né alla legislazione statale”. 

Credo infine (e lo dicono gli amici del presidente nei commenti al suo post) che per aiutare gli alberghi a stare aperti di più, bisognerebbe fare arrivare più turisti in Sardegna; e questo dipende anzitutto dalle frequenze dei mezzi di trasporto. Non dalle dotazioni più 25% del volume. Grandi alberghi superdotati chiudono a settembre, come tutti sanno.
In una prossima puntata mi dedicherò all'art. 43 del DdiL. Spiegherò le ragioni per cui deve essere cancellato. Anche in questo caso seguendo i ragionamenti del prof. Pigliaru.


Per alcune associazioni ambientaliste la nostra legge urbanistica consentirà una aggressione incontrollata nella fascia dei 300 metri.
Non è così.
Nella nostra proposta, nella fascia dei 300 metri si possono fare poche cose di buon senso. Nessun nuovo albergo, per esempio. Solo ed esclusivamente la possibilità per gli alberghi che già esistono di adeguare le proprie strutture al fine di affrontare meglio un mercato turistico che in questi anni è cambiato enormemente. E per aiutarci a portare i turisti nelle stagioni di spalla, non solo a luglio e ad agosto.
Nient'altro. Il tutto con controlli severi per garantire la serietà dei progetti che verranno presentati.
Se la nostra proposta venisse bocciata, avremmo di fronte a noi lo scenario peggiore: strutture ricettive che invecchiano e che, pur continuando a occupare la fascia dei 300 metri, saranno sempre meno in grado di produrre lavoro e benessere per il territorio.
Questa è l'alternativa di fronte a noi. Di questo dovremmo parlare, nel merito, senza ideologie né brutali semplificazioni che falsano ad arte il senso della nostra proposta.
Per chi vuole approfondire segnalo questo articolo di Cristiano Erriu oggi su La Nuova Sardegna:
Per rilanciare il turismo necessaria alta qualità
Il testo unico per il governo del territorio affronta temi fondamentali e generali per limitare il consumo di suolo alle strette necessità di residenza e servizi, per dedicare le zone rurali alle sole esigenze dell'agricoltura e del paesaggio, per razionalizzare l'approvazione dei piani urbanistici e per condizionare gli indispensabili progetti di sviluppo a stringenti norme di tutela. Ciononostante l'attenzione di talune associazioni si rivolge sempre e solo a un elemento, importante ma secondario, quale il completamento e l'ottimizzazione di strutture ricettive esistenti, pensati come risposta, dosata e responsabile, alle esigenze di sviluppo sostenibile e di potenziamento dell'offerta turistica.
In particolare, sorprende il continuo riferimento a presunte deroghe, violazioni del Ppr o, addirittura, profili di incostituzionalità. Frutto, a mio parere, di un pregiudizio ideologico del tutto legittimo ma altrettanto immotivato. Si ricorda, infatti, che la Legge Galasso introdusse il vincolo di tutela ma non l'inedificabilità nella fascia dei 300 metri dalla linea di battigia. La possibilità di incrementare le volumetrie ricettivo-alberghiere esistenti anche nella fascia dei 300 metri è tutt'ora normata dall'art. 10 bis della L.R. 45/89. Il vincolo di inedificabilità, previsto in prima istanza dalle norme del Ppr, fu annullato dal Tar nel 2007 mentre l'art. 20 comma 2 dello stesso Ppr prevede la riqualificazione urbanistica e architettonica degli insediamenti turistici o produttivi esistenti e il completamento degli insediamenti esistenti in tutta la fascia costiera. Sempre il Ppr, all'art. 90 comma 3, ribadisce tale possibilità consentendo l'incremento volumetrico nella stessa misura prevista dal disegno di legge. Questa possibilità era offerta previa intesa limitata a un periodo transitorio fino alla redazione dei Puc ma, considerato il lunghissimo tempo oggettivamente necessario alla redazione dei Puc prima delle innovazioni contenute nel presente disegno di legge, ed essendo passati più di dieci anni dall'introduzione del Ppr, i nuovi articoli 31 e 96 della legge urbanistica sottraggono alla discussa e discrezionale 'intesa' questa possibilità, adesso offerta a tutte le strutture esistenti a condizione che la proposta di adeguamento sia assoggettata alle valutazioni dell'autorizzazione paesaggistica. In più, la nuova norma prescrive la presentazione di un piano d'impresa, a sua volta oggetto di severa valutazione, nel quale sia data dimostrazione della funzionalità dell'incremento alla destagionalizzazione dei flussi turistici, oltre a fissare precisi criteri di qualità paesaggistica (arretramenti, intangibilità della fascia tra struttura esistente e mare) per gli interventi di adeguamento. Rimane sempre il divieto di ogni nuova edificazione che non sia in riqualificazione di una struttura esistente.
Come affermato dall'art.133 del Codice Urbani, e dalla giurisprudenza, nel rispetto delle esigenze della tutela, è anche compito dell'Amministrazione regionale fissare criteri e indirizzi con finalità di sviluppo territoriale sostenibile, contemperando le esigenze di chi vorrebbe una tutela statica e conservativa con quelle degli operatori che chiedono, anche attraverso le proprie associazioni, di poter garantire ai territori la massima ricaduta sociale ed economica possibile degli insediamenti esistenti.
I dati pubblicati negli ultimi giorni confermano l'importanza strategica, per l'economia isolana, di un turismo costiero di alta qualità già insediato e consapevole della propria attrattività fondata su valori paesaggistici e ambientali di eccellenza, ma che richiede un inderogabile miglioramento dell' offerta finalizzato all'aumento del valore aggiunto e dell'allungamento della stagione turistica. Tutto ciò senza togliere alcuno spazio alle questioni riguardanti il turismo interno, le politiche della continuità territoriale, la programmazione e gestione del trasporto pubblico, la salvaguardia dei valori ambientali oggetto di specifici obiettivi di tutela. Che sono però altra cosa.

Alcuni tra i più significativi commenti al post del presidente Pigliaru

  • Io penso che la possibilità di allungare la stagione turistica non si affronti dando la possibilità agli alberghi di aumentare la loro volumetria, certo si dovrebbe dare loro la possibilità di una ristrutturazione ma nei limiti dell'esistente struttura, questa è una riqualificazione! la stagione turistica si potrebbe allungare lungo tutto l anno facendo una promozione più incisiva (proporre ad es. un turismo interno con tour storico culturali ben strutturati ed organizzati, far conoscere l'interno e le bellezze naturali con percorsi ben studiati, mettere in sicurezza e proporre il percorso del trenino verde, far conoscere le nostre tradizioni agricolo/alimentari e così via) migliorare i trasporti e così via. l importante è che non rimangano solo belle proposte con bei paroloni e agire un po' più concretamente e più pragmatico partendo da un efficiente ufficio turistico all accoglienza per ogni arrivo per cominciare... riusciremo prima o poi ad avere delle mappe territoriali e turistiche adeguate ed esplicite e senza errori grossolani?! sapere già come e dove muoversi quando si viaggia in un paese sarebbe un buon punto di partenza per parlare di turismo!
  • Non vedo cosa c'entrino i trecento metri con l'allungamento della stagione turistica. Spiegatemi per favore... In ogni caso senza una adeguata politica dei trasporti e della viabilità interna, non si allunga proprio nulla, meno che non si punti sul turismo congressuale e/o sportivo, abbinato al turismo archeologico e enogastronomico. Ma una adeguata politica di trasporti è una condizio sine qua non.
  •  Bravo Presidente Pigliaru, se ho ben capito la legge pare sia finalmente un buon segnale. Le associazioni ambientaliste partono sempre (o quasi) con buoni propositi, ma spesso non sanno come implementarle, e finiscono sempre a fare i rompicoglioni ... Nessuno di loro (o quasi) è mai riuscito a proporre in concreto un modello che sappia a salvaguardare il territorio e allo stesso tempo promuovere uno sviluppo sostenibile ...
  • Per carità , state distruggendo la Sardegna !!!
  • Non erano questi i patti in campagna elettorale. L'adeguamento delle strutture deve essere una priorità, concordo, ma non è derogando i 300m che si allunga la stagione. E poi diciamocela tutta, questa "esigenza", si concentra quasi tutta in due o tre località della Sardegna. Altrove l'adeguamento delle strutture ricettive non chiede di aggredire ulteriormente il litorale che in certi casi è già fin troppo cementificato. Questa volta sono in profondo disaccordo
  • Non capisco: la stessa L. 45/1989 nel sancire l'inedificabilità della fascia di 300 metri dal mare, consentiva agli alberghi esistenti di incrementare la volumetria fino al 25% (per allungare la stagione turistica?). Il Piano Casa (L. 4/2009) consentiva l'ampliamento del 10 + 25% degli alberghi esistenti nella fascia di 300 metri (per allungare la stagione turistica?). Ora si prevede di incrementare ulteriormente la volumetria degli alberghi esistenti per allungare la stagione turistica ?!? O agli albergatori non interessa, o non è questa la soluzione!
  • Io ho votato per lei e mi sento tradita.Ahhhh. Quello che lei dice non esiste. Siete amici dei cementificatori della bella nostra isola. Lo temevamo con quella compagnia. Ci sono alberghi a Alghero che hanno servizi in quantità. Abbondanza di mq ai piani terra per fare altre Spa che gia hanno, e servizi vari, etc. Chiudono a fine agostp come lei sa perchè a Aho avete chiuso l'aeroporto buttando nella disperazione tanta gente. Cosa c'entrano altri volumi con l'dea di allungare la stagione? Lasci perdere gli speculatori e pensi a noi che sappiamo bene che con altre violenze sulle coste non portiamo più svlluppo. Mi meraviglio che lei creda a questa cosa. La prego ci ripensi con il cuore e con la mente. Saluti anche dai miei amici escursionisti.
  • Discutere di una legge di governo del territorio qualificando la proposta con l'allungamento della stagione turistica è come discutere di una riforma degli enti locali e dibattere solo sulla istituzione della città metropolitana. Vuol dire non aver colto la prioritaria necessità per la Sardegna di proporre una politica per il governo di un territorio in cui l'abbandono esponenziale delle aree interne è il tema che sta impattando profondamente nelle nostre comunità e lo farà in modo sempre più nel prossimo futuro. Il PPR è la politica pubblica che ha dato a tanti sardi la consapevolezza del valore dell'ambiente e del paesaggio per lo sviluppo della Sardegna. Il centrosinistra sardo continui su quella strada virtuosa e le generazioni future le saranno grate Presidente.
  • Signor Presidente, lungi da me il volere sollevare polemiche ma mi occupo e vivo il "turismo" da oltre 40 anni e ne ho viste e sentite di cotte e di crude, ma la sostanza è sempre la stessa.
    Questo tipo di "soluzione" che lei propone, ma è solo una rip
    roposta, già attuata e messa in pratica, che si è dimostrata fallimentare, sono anni che le grosse catene alberghiere espandono i loro fabbricati senza influire minimamente sulla durata della stagione turistica, vuote erano per circa otto mesi, vuote restano. Altresì i territori intorno, poveri erano e poveri restano. Avreste la possibilità di ascoltare, consultare e pianificare uno sviluppo differente, alimentando l'offerta nei paesi che non si affacciano direttamente sul mare ma gli sono limitrofi, migliorando la viabilità e le strutture pubbliche e private, ridando così fiato serio e sostenibile all'edilizia e all'interno. Ma tutto questo dovreste farlo dopo avere messo in atto un serio piano dei trasporti che ci tolga definitivamente dalla prigionia alla quale siamo costretti in quest'isola, che se non ce li porti in tutti i periodi dell'anno i turisti a nuoto mica ci vengono.
    Il contentino agli albergatori lo abbiamo dato già troppe volte, chilometri di costa pervasi e recintati che è ormai chiaro a tutti, ci privino più che arricchirci, appunto, per essere attivi, quando va bene, solo per quattro mesi.
    Il turista che viene qui in altri periodi ha bisogno d'altro, non va al mare a novembre...
    Mi scuso se mi sono dilungato, ma ce ne sarebbe.
 

 

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