mercoledì 21 settembre 2016

Un devastante intervento che muterà il paesaggio agrario in una distesa di strutture e infrastrutture industriali


Nel rispetto dell’etica del pacifismo ambientale le Associazioni Ambientaliste della Sardegna si oppongono   con la forza delle proprie convinzioni all’esproprio dei Beni culturali e materiali. 

Con una accorata lettera al sottosegretario del Ministero dei Beni, delle Attività Culturali e del Turismo, on.le Ilaria Borletti Buitoni, le Associazioni ambientaliste della Sardegna Italia Nostra, FAI, LIPU e WWF, hanno informato il Ministero e l'Osservatorio Nazionale per la Qualità del Paesaggio sugli irreversibili danni al paesaggio agrario e al patrimonio socio culturale che l'installazione delle Centrali Termodinamiche Solari comporterebbero per l'intera pianura del Basso Campidano.


Le Centrali elettriche che alcune multinazionali intenderebbero installare in Sardegna interessano  circa 500 ettari di terreni irrigui pianeggianti, oggetto in passato di molteplici interventi di bonifica e regimazione delle acque, che ospitano prospere aziende a conduzione familiare di allevamento ovino e bovino, nonché colture anche di pregio (olivi, alberi da frutto, cereali). Si tratta di due impianti industriali che, se realizzati, comporteranno (attraverso invasive fondazioni costituite da decine di migliaia di pali profondi fino a mt. 30)  sconvolgimenti del sottosuolo, alterazioni dell’attuale morfologia del territorio, la installazione di quasi 1.500.000 mq di specchi parabolici, la realizzazione di enormi serbatoi, strutture edilizie e scambiatori termici.  Un intervento che di fatto causerebbe l’irreversibile degrado delle matrici ambientali e muterebbe un vasto paesaggio agrario in un’indifferenziata distesa di strutture e infrastrutture industriali.
Si pretende di fondare le ragioni dell’intervento sulla necessità di incrementare la produzione di energia elettrica da FER,  tesi senza costrutto ove si pensi all’eccesso di produzione dell’energia elettrica rispetto ai consumi sardi (oltre il 50%) e del già raggiunto e ormai raddoppiato obiettivo del burden sharing, fissato per la Sardegna al 2020. Obbiettivo di cui siamo orgogliosi e che potrebbe anche incrementarsi progressivamente negli anni se venisse incentivata l'autoproduzione delle FER, i cosiddetti prosumer, anzichè gli speculatori. Unica condizione per trasformare la Sardegna in un'isola CO2 free.  

Le Associazioni lamentano inoltre i soprusi che si stanno premeditando ai danni di allevatori ed agricoltori sardi, colpevoli solo di amare la loro terra, di difendere il loro diritto al lavoro, di rifiutare offerte di rendite parassitarie! Una normativa ambigua, emergenziale e iniqua consentirebbe infatti a privati, in forza del loro potere economico e della surrettizia dichiarazione di pubblica utilità delle opere, di  espropriare ai Sardi quei terreni che essi hanno ricevuto dai loro padri, che hanno irrigato col loro sudore e che aspirano a tramandare ai loro figli. L’arroganza di questi nuovi colonizzatori si è spinta al punto di irridere ai valori della cultura locale e a preannunciare, senza il pudore del silenzio, lo stravolgimento degli attuali legami sociali.  E' bene ricordare che solo qualche anno fa l'allora procuratore capo Mauro Mura non esitò ad affermare che le cosiddette "rinnovabili" erano per ampia parte l'ennesimo strumento di guadagno della malavita organizzata. 

Nel corso del procedimento di VIA Nazionale durato anni si è tentato in tutti i modi di porre un argine a queste ripetute forme di violenza. Una valanga di Osservazioni presentate da Comitati, Associazioni, Università, Docenti, Amministrazioni comunali, Enti pubblici, semplici cittadini ha preso in esame e sviscerato con accuratezza e rigore scientifico tutti gli aspetti tecnici del problema, dimostrandone in modo inconfutabile l’insostenibilità degli impatti e smascherandone le celate falsità. La Regione Sardegna ha espresso un esplicito e inequivocabile parere negativo. Di pari avviso sono state le due Soprintendenze (Archelogica e BAPSAE) competenti, in sintonia perfetta con le rispettive  Direzioni Generali (Archeologica e  Belle arti) del MIBACT. Veniva infatti da esse evidenziato che i danni al paesaggio andavano a cumularsi con quelli al patrimonio archeologico del sito, sia in modo puntuale che a scala di area vasta. Analoghi orientamenti per i settori di competenza formulavano nelle numerose Osservazioni e in molteplici iniziative curate da Associazioni e Comitati tra cui  il Direttore del Dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari (prof. Giuseppe Pulina) ed i professori emeriti, di Botanica (prof. Ignazio Camarda), di Scienza e biotecnologia Sistemi agrari (prof. Sergio Vacca), di Fisica Tecnica ed Energetica (prof. Giuseppe Mura) per citarne solo alcuni.
Nonostante questa convergenza di vedute, questa sintonia di opposizioni, la Commissione per il VIA Nazionale, si è  pronunciata con un incredibile parere di compatibilità ambientale. L’opposto avviso del Ministro dei BBCC comporterà che la decisione finale debba essere assunta, in seno al Consiglio dei Ministri. Un copione facilmente prevedibile e il cui finale sembra peraltro scontato. E’ del tutto evidente che in palese violazione delle Direttive europee, che ispirano il procedimento di VIA, a orientare la scelta finale non siano le valutazioni degli impatti ambientali e le argomentazioni scientifiche, ma il perseguimento di obiettivi di carattere economico e produttivistico.

Esistono pertanto legittimi dubbi sulla correttezza procedurale nella conduzione della Valutazione di Impatto Ambientale.
Per tutte queste motivazioni e perchè si rammenti al Ministro dell’Ambiente la sua funzione di garante della tutela, conservazione e valorizzazione dell’ambiente abbiamo sollecitato l'intervento della Sottosegretaria Borletti Buitoni anche in qualità di presidente dell'Osservatorio Nazionale per la qualità del  Paesaggio che si auspica possa assumere un ruolo attivo nell’impedire che venga consumato un ennesimo scempio ai danni del Paesaggio, un Bene Culturale che, è opportuno ribadirlo, Costituzionalmente tutelato.
Abbiamo inoltre ribadito assieme agli Allevatori, alla Comunità e Società civile tutta, la nostra ferma determinazione a non offrirci come vittime sacrificali sull’altare degli interessi economici, e, pur nel rispetto dell’etica del pacifismo ambientale,  ad opporci  con la forza delle nostre convinzioni all’esproprio dei nostri Beni culturali e materiali.  

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Risposta  Sottosegretaria Mibact



Con una dettagliata nota del 30 settembre 2016 la sottosegretaria del Ministero dei Beni, delle Attività Culturali e del Turismo, on. le Ilaria Borletti Buitoni, ha risposto alla lettera inviata lo scorso 19 settembre dalle associazioni ambientaliste della Sardegna Italia Nostra, FAI, LIPU e WWF.
Nella risposta la Sottosegretaria ha manifestato la massima attenzione verso i due progetti di impianto solari termodinamici previsti nel Campidano, "entrambi a forte impatto ambientale sia per il consumo di suolo che per i cambiamenti che produrrebbero nella percezione e nella fruizione di questa parte di territorio".

L'on Borletti Buitoni ha informato le Associazioni che in questi giorni "la Direzione Generale Belle Arti Archeologia e Paesaggio è in attesa di conoscere i contenuti del parere di compatibilità ambientale e successivamente di essere convocata presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri per il tavolo tecnico di confronto col Ministero dell'Ambiente per la preliminare riunione tecnica, prima della scelta politica definitiva".
Nel condividere le preoccupazioni delle Associazioni ambientaliste di riuscire a far valere la posizione di contrarietà da più parti espressa, la Sottosegretaria conferma "la grande attenzione da parte degli uffici ministeriali alla problematica e il medesimo impegno dimostrato in questi anni".

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Sardegna Soprattutto - Risposta alla lettera delle Associazioni ambientaliste della sottosegretaria ai Beni Culturali (di Ilaria Buitoni Borletti)   

 

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