domenica 10 aprile 2016

Osservazioni al Piano Energetico Ambientale della Regione Sardegna



Sintesi Osservazioni presentate alla procedura di Valutazione Ambientale Strategica del Piano Energetico Ambientale della Regione Sardegna

Con due distinte Osservazioni - una assieme a WWF, LIPU e Adiconsum Sardegna e un'altra, più tecnica,  elaborata dal delegato regionale in materie energetiche - Italia Nostra Sardegna ha partecipato alla procedura di VAS sul PEARS presentato dall'ass.to reg.le dell'industria della RAS.
Con le Osservazioni al Piano Energetico Ambientale Regionale della Sardegna, abbiamo scelto di contribuire a realizzare un Piano più attento alle esigenze della Sardegna, del suo territorio e paesaggio, dell'ambiente naturale e della biodiversità e del suo clima.

Per troppi anni la Sardegna e il suo territorio hanno sofferto dell'assenza di un importante strumento di pianificazione e programmazione dell'energia. E' mancata una chiara politica sui fabbisogni energetici, sulla qualità dell'energia prodotta e le materie prime e i combustibili utilizzati, così come una previsione sulle emissioni climalteranti. Si è lasciato che scelte sulle fonti di approvvigionamento e sulle modalità di produzione fossero gestite completamente dal mercato, così come quelle relative ai siti e le aree interessati dall'ubicazione degli impianti.
E' mancata la scelta e la direzione della pubblica amministrazione sul ruolo da assegnare alle energie rinnovabili nel futuro scenario energetico della Sardegna. Tutto questo ha causato un impoverimento della qualità dell'aria, dell'acqua, del suolo, la perdita di importanti aree agricole e il deturpamento di splendidi paesaggi.
L'assenza di programmazione ha lasciato l'isola in balia di un mercato fortemente condizionato da tutta una serie di fattori, talvolta negativi, quali i lauti incentivi governativi elargiti agli speculatori delle rinnovabili, lo spopolamento delle campagne e l'abbandono dei terreni agricoli, i bassi costi delle royalties e le generose franchigie applicate all'estrazione degli idrocarburi etc...
I costi di tale deregulation, influenzata e alimentata in alcuni casi dalla stessa malavita organizzata e dal riciclaggio di denaro sporco, sono tutti a carico del paesaggio agrario, delle colline sarde e del territorio agricolo fortemente compromessi da attività industriali maldestramente camuffate da attività agricola (le finte serre fotovoltaiche di Villasor e di Narbolia, i tanti impianti per la produzione di energia da biomasse, il minieolico al servizio di inesistenti aziende agricole etc...).
Pale eoliche nei pressi di Gonnosfanadiga
In Sardegna la parte più consistente degli incentivi previsti dai vari Conti Energia finiscono nelle mani della speculazione energetica (società off shore, fondi sovrani e fondi comuni di investimento stranieri etc…) che utilizzando leggi e norme nate per favorire la produzione locale e supportare attività artigianali e agricole si impadroniscono delle terre e dei cospicui incentivi provenienti dalle bollette elettriche.  Il fenomeno  ha assunto una vera e propria criticità tale da allarmare intere comunità che si sono mobilitate a difesa della propria terra. Da più parti questa occupazione, talvolta forzata, di aree agricole viene definita “land grabbing”, una politica che  fino a qualche hanno fa  riguardava principalmente i paesi più poveri del sud del mondo e che oggi sta investendo le aree dei paesi occidentali maggiormente colpite dalla crisi economica.  
Anche i permessi di ricerca per idrocarburi e le numerose concessioni per ricerche geotermiche, queste ultime rilasciate a società a responsabilità limitata senza alcuna esperienza nel settore, derivano dall'assenza di una seria pianificazione energetica.
Abbiamo atteso fiduciosi quindi un Piano Energetico Ambientale Regionale capace di indirizzare le future strategie energetiche della Sardegna, per dare un importante contributo al superamento del gap energetico-economico della Sardegna rispetto alle altre regioni d’Italia e a quelle che si affacciano nel Mediterraneo e, nello stesso tempo, di garantire la tutela e la salvaguardia del territorio e del paesaggio isolano.
Constatiamo invece che gli indirizzi del PEARS non hanno saputo cogliere appieno la maturazione dei tempi e l’ineludibilità del cambiamento radicale verso l’adozione di un nuovo modello produttivo ovvero verso l'abbandono dell'economia lineare e per aderire all'economia circolare.

 L’impostazione generale del Piano è basata sulla "low carbon transition economy”, che si ispira ad un indiscriminato progetto di metanizzazione dell’Isola. Tale processo, non supportato da un’analisi tecnica dei costi-benefici, mira alla realizzazione di un sistema infrastrutturale che comporta altissimi costi ambientali, economici e sociali, nella più totale incertezza sulle fonti di approvvigionamento e in assenza di un adeguato quadro normativo. In altri termini si tratta di continuare ad impostare un modello che si ispira ad un’economia lineare, dipendente da una fonte fossile, che riduce di fatto solo del 25% le emissioni di CO2 , un modello energetico bel lontano dal raggiungimento degli obiettivi della Road map 2050 e dallo spirito degli accordi siglati in seno alla COP 21.
Il persistere dell’irrinunciabile legame con le fonti fossili emerge anche dalla irrazionale scelta di realizzare altre centrali a carbone CTS nel Sulcis e nella sottesa volontà di voler mantenere in piedi il sistema delle Centrali termoelettriche tuttora esistenti in Sardegna. 
L'area industriale di Portovesme interessata da altri impianti a carbone

I dati di produzione da rinnovabili soprattutto nel campo dell’energia elettrica, coordinati con le previsioni di miglioramento dell’efficienza energetica, della realizzazione delle reti intelligenti, del risparmio energetico soprattutto nell’ambito dell’edilizia pubblica, della generazione e consumo diffuso, della razionalizzazione del sistema dei trasporti, avrebbero consentito di puntare verso un modello energetico pienamente sostenibile da inserire nell’ambito di quella economia circolare di cui si diceva in premessa.
Il PEARS, pur riscontrando la già diffusa presenza nell’Isola dei distretti ad “energia quasi zero”, si rivela incapace di cogliere la storica opportunità di estendere tale modello all’intero contesto isolano, preferendo non fare scelte o formulare opzioni contraddittorie.  Viceversa una più attenta analisi dei dati, un supporto normativo coerente ed una decisa volontà politica avrebbe consentito di affrancare in tempi brevi l’Isola dalla dipendenza delle fossili. Una visione miope e dettata da compromessi che si rifiuta di prendere atto del fallimento del modello industriale legato alla produzione petrolchimica sarda e destinato a coprire una fascia sempre più esigua dell’economia isolana, a fronte dell’inarrestabile avanzare delle attività primarie e terziarie. Questa ostinata volontà di tenere in piedi un sistema produttivo industriale anacronistico, contrastante con i modelli virtuosi e sostenibili, oltre a scelte incoerenti porta al dispendio di risorse umane ed economiche che potrebbero essere meglio indirizzate verso il settore della conoscenza e dell’innovazione.
Le Linee Guida ed il PEARS, che sugli indirizzi da esse dettati si è passivamente appiattito, non hanno saputo cogliere la maturazione dei tempi, l’ineludibilità del cambiamento radicale, la necessità di adottare un modello economico circolare: in sintesi una reale green economy, nel senso più nobile del termine!

 Abbiamo inteso partecipare a questa procedura di VAS per contribuire a costruire un Piano Energetico Ambientale Regionale diverso da quello proposto. Una nuova pianificazione energetica che segni l’avvio di un percorso che possa portare la Sardegna all’autosufficienza energetica (attivando una politica di graduale riduzione di importazione di idrocarburi) e adottando soluzioni mirate verso  l’obbiettivo di una consistente riduzione delle emissioni inquinanti nel breve periodo e una soluzione a zero impatto ambientale in periodi più lunghi. 
Tali ambiziosi obbiettivi sono raggiungibili attraverso l’abbandono delle attuali metodologie di produzione energetica affidate ai grandi impianti utilizzatori di combustibili fossili. Lo stesso dicasi delle produzioni industriali affidate alle multinazionali delle rinnovabili alimentate dai lauti incentivi statali. Si tratta di abbandonare quindi l’attuale sistema energetico piramidale per favorire la democrazia energetica attraverso smartgrid, efficientamento e risparmio energetico, autoproduzione con un ruolo da protagonisti per i piccoli e medi produttori-consumatori (i prosumers così come individuati nelle politiche economiche europee di settore). Favorire quindi la diffusione capillare della produzione da FER per decentrare e democratizzare il sistema di produzione garantendo un'equa distribuzione della ricchezza e nello stesso tempo combattere la speculazione energetica delle rinnovabili. 
Area interessata dal Progetto Eleonora

Le osservazioni presentate hanno trattato i seguenti argomenti:

1.     LA RIDUZIONE DELL'INQUINAMENTO una sfida ambiziosa che ci sentiamo di condividere
2. L'EFFICIENTAMENTO, IL RISPARMIO ENERGETICO, L'AUTOPRODUZIONE DIFFUSA quali obbiettivi raggiungibili e auspicabili
3.      L'INTEGRAZIONE E DIGITALIZZAZIONE E DIGITALIZZAZIONE DEI SISTEMI ENERGETICI LOCALI  Smart Grid e Smart City
4.    LE FONTI RINNOVABILI In un termine medio si può ragionevolmente supporre che la Sardegna possa svincolarsi quasi totalmente nel settore elettrico dalla dipendenza delle fonti fossili
5.  GLI IDROCARBURI E I COMBUSTIBILI FOSSILI una dipendenza che condiziona fortemente le scelte economiche della Sardegna, costringendo il sistema produttivo energetico isolano ad una organizzazione centralizzata e funzionale a interessi talvolta contrastanti con quelli della comunità sarda e del suo territorio
6.      LA DECARBONIZZAZIONE in sintonia con gli obbiettivi di Kyoto e la Conferenza di Parigi COP21
7.   IL RUOLO DELLE CENTRALI TERMOLELETTRICHE e l'assurdità della realizzazione programmata di nuovi impianti termoelettrici a carbone. Una scelta non legata alla possibilità di reperire in loco tale risorsa, anche se per anni tale inganno ha avuto sponsor politici. Essa è dettata esclusivamente dal basso costo del carbone e risulta  essere in perfetta antitesi con i contenuti della Road Map 2050, per quanto attiene decarbonizzazione, riduzione delle emissioni di CO2 e inquinamento ambientale
8.   LA METANIZZAZIONE il ruolo del gas nella politica energetica regionale  e l'estrazione del metano in Sardegna
9.      FONTI ENDOGENE E GEOTERMIA  l’interesse sull’utilizzo sulla bassa entalpia, e i rischi degli impianti di media entalpia.
10.  L'OSSERVATORIO PERMANENTE PER L'ENERGIA per monitorare costantemente la politica energetica e i fabbisogni, promuovere e supportare l’utilizzo delle energie sostenibili, lo stato di attuazione della ricerca delle fonti rinnovabili, il risparmio e l’efficienza energetica, la generazione e la distribuzione di energia.
11.  GLI IMPIANTI A BIOMASSA e l'insostenibilità degli impianti esistenti
Decimoputzu: impianto a biogas sotto sequestro giudiziario

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