lunedì 25 ottobre 2010

19 al 24 ottobre 2010: “Settimana nazionale di paesaggi sensibili dedicata ai Paesaggi di costa”.

Dallo scorso giugno migliaia di volontari di Italia Nostra hanno monitorato 8mila chilometri di costa per scovare i paesaggi più a rischio. Questi luoghi sono stati adottati per proteggerli.
L'associazione ha predisposto un libro bianco con i 50 casi più drammatici che verranno presentati in tutta Italia nel corso di incontri, visite guidate, convegni e quant'altro per far capire a tutti, dai mass media ai cittadini, che il mare e le sue coste sono belle, ma troppo spesso assalite per favorire interessi privati.
Pensiamo a Capo Malfatano nella costa di Teulada dove si costruisce qualcosa di enorme per quel luogo, di spropositato. Con la promessa di posti di lavoro”. 150mila metri cubi in una zona selvaggia e verde. Davvero devastante.
Is Arenas - OR
Con la precedente Giunta Regionale ci eravamo appena procurati un piano paesaggistico che ce lo vogliono smontare. Questo progetto di revisione del PPR lo hanno chiamato Sardegna Nuove Idee.
Nessuna nuova idea purtroppo, ma solo la vecchia ossessiva idea di gettare colate di cemento sul territorio, di distruggere le nostre coste e il paesaggio, di favorire la speculazione immobiliare.
Di trarre vantaggi immediati, di vendere e alienare tutto ciò che è cedibile in cambio di pochi posti di lavoro precario.

A Sant’Antioco, nel corso dell’incontro di domenica 24 ottobre si è discusso degli effetti delle “Nuove Idee della Sardegna” sull’isola.
Partendo da una prima considerazione sulla tutela delle piccole isole della Sardegna.
Dalle normative urbanistiche degli ’80 fino all’odierno “piano casa” e passando per le varie norme che si sono succedute negli anni, le diverse discipline urbanistiche hanno previsto che le coste delle isole minori della Sardegna avessero la tutela dimezzata: vincolo di inedificabilità su una striscia di 300 mt dalla battigia per l’intera Sardegna, per le isole minori solo 150 mt.
Non si comprende quale sia la motivazione che la ispira, perché se la “ratio” del vincolo di inedificabilità è quella di tutelare la costa, come mai le coste delle isole minori devono essere tutelate di meno rispetto a quelle dell’isola madre? La norma avrebbe un senso se queste isole fossero lunghe e strette, tanto da non consentire nessuna costruzione, ma la larghezza di queste isole oscilla dai 4 ai 7 km!

Nel corso dell’incontro sono stati illustrate le ipotesi edificatorie derivanti da richieste di lottizzazione presentate nel 2006 – prima dell’entrata in vigore del PPR – da ulteriori richieste di lottizzazioni presentate nel 2007 dalla Giunta Comunale alla Regione ai sensi della procedura intesa art. 11 norme tecniche di attuazione PPR e dal parere favorevole della Giunta Regionale alla compatibilità ambientale per il raddoppio del residence Peonia Rosa.
I nuovi volumi ipotizzabili nel sud dell’isola di Sant’Antioco (Turri, Capo Sperone, Is Pruinis, Cala Sapone) in base alle richieste già presentate superano i 500 mila mc corrispondenti a quasi 9.000 nuovi abitanti insediabili.
Si tratta indubbiamente di numeri che non possono trovare spazio in un’isola che non possiede ricettività balneare e che non è in grado di reggere un tale carico di visitatori, anche per la sua sensibilità ambientale e paesaggistica.
Anche perché in questi anni si è comunque costruito senza sosta. Negli anni 2003-2007 sono stati realizzati volumi stimati per ospitare oltre 5.000 nuovi abitanti, senza alcun beneficio per l’economia! E neppure per gli imprenditori locali (neppure le imprese edili), per i disoccupati (sono aumentati del 4% in 5 anni), mentre l’emigrazione giovanile è rimasta pressoché costante, a fronte di un decremento demografico di alcune centinaia di unità annue. Anche i senza casa sono rimasti tali.

In questi anni si è creata una bolla speculativa che ha drogato il mercato edilizio e il suo indotto (le imprese locali non sono più concorrenziali e perdono sempre più competitività). Nascono e scompaiono società immobiliari, di costruzione, di intermediazione e nel loro disastroso percorso senza regole trascinano anche le piccole imprese del territorio. Di alcune di queste società si sta occupando da diversi anni la magistratura.
 
Nel corso dell’incontro si è affrontata anche la questione dell’identità culturale del Territorio Rurale e dell’aggressione senza precedenti che si è scatenata negli ultimi anni. La costruzione di villette nella piana di Canai, Su Pranu, Cussorgia, Tuppei, Is Pranneddas etc…  e in tutte le zone costiere, sta stravolgendo in maniera irreversibile gli ultimi lembi di terra fertile presenti nell’isola e l’irripetibile paesaggio agrario.
Si stima che negli anni 2003 – 2006 la quantità di volumi realizzati nelle sole aree agricole dell’isola corrispondano all’insediabilità di circa un migliaio di abitanti, ma gli interventi continuano inarrestabili anche in questi ultimi anni. Nell’agro sono sorti degli agglomerati di case per i quali potrebbero integrarsi gli estremi della “lottizzazione abusiva”, e le tante villette che si stanno realizzando in questo periodo non possiedono certo i requisiti di strutture al servizio dell’agricoltura così come prevede la normativa urbanistica in materia di costruzioni in zone agricole.
Oggi incominciano a nascere le contraddizioni di questo dissennato utilizzo del territorio agricolo. Ad  esempio, la costruzione di una struttura agricola reale nella piana di Canai sta generando la protesta di quanti avevano costruito finte “stalle” e annessi “fienili.

L’Associazioni ha ricordato inoltre i pericoli per il paesaggio agricolo derivanti dal cosiddetto “Piano di Recupero e rinaturalizzazione” della cava di calcare della Calcidrata in loc. Cannai. Piano che ha già ricevuto la concessione ad eseguire i lavori dal Comune di Sant’Antioco e il parere favorevole del Servizio SAVI (Sostenibilità Ambientale e Valutazione Impatti).
L’Associazione manifesta seri dubbi sulla bontà del progetto di Recupero in quanto è prevista la  movimentazione  di 120 mila mc di materiale da portare negli stabilimenti di proprietà della Calcidrata per essere commercializzato.
Dubbi fatti propri anche dal Ministero dell’Ambiente che ha rilevato delle irregolarità nel rilascio delle autorizzazioni.

mercoledì 6 ottobre 2010

Il piano cemento della Giunta Cappellacci


In Consiglio Regionale va avanti un “Piano casa”peggiorativo delle norme di salvaguardia paesaggistica 

Chiediamo ad alta voce una modifica correttiva

La Sardegna è l’unica tra le Regioni ad avere inserito nel disegno di legge detto “Piano casa” norme relative – e peggiorative – al Piano Paesaggistico vigente.

Il rischio è palese e i sardi devono essere informati che attraverso un dispositivo di legge in teoria volto a rendere possibili e più semplici piccoli ampliamenti edilizi, si vuole far passare, grazie a ‘maglie larghe’ e deroghe, una vera e propria modifica di fatto delle norme in vigore di tutela del paesaggio.
La città lineare di Calasetta
Con la discussione in Consiglio  si sta purtroppo riconfermando lo stesso impianto del disegno di legge che premia con volumetria aggiuntiva anche gli interventi nelle zone di maggior pregio paesaggistico, persino nella fascia dei 300 metri e nei centri storici, nonché la concessione dell’abitabilità ai sottotetti e ai seminterrati  ( che subiscono danni ad ogni nubifragio).
Le associazioni Legambiente Sardegna, Italia Nostra e WWF, in attesa del richiesto confronto col Presidente Cappellacci, hanno subito avviato una serie di incontri con i gruppi in consiglio regionale per ribadire con forza la necessità di modificare il disegno di legge secondo le richieste già avanzate in commissione urbanistica, che riguardano la riaffermazione, senza deroghe, dei principi fondamentali del Piano Paesaggistico e la rigorosa salvaguardia della fascia dei 300 metri e dei centri storici, nonché la esclusione di eventuali “accordi di programma” che possano riaprire  le coste alle colate di cemento.
Poiché dagli incontri non sembra emergere alcuna volontà in tal senso, aumenta la preoccupazione e diventa necessaria una mobilitazione immediata:
 
 martedi 6  ottobre  alle ore 18 davanti

al Consiglio Regionale  di via Roma,

 Legambiente Sardegna, Italia Nostra e WWF

invitano tutte le associazioni e i cittadini a partecipare all’assemblea partecipativa per chiedere al Consiglio una svolta correttiva nel segno della salvaguardia.