mercoledì 14 ottobre 2009

I mulini a vento segnano l’orizzonte sardo


Pale eoliche a Portoscuso
La corsa all’eolico off-shore sta ormai contagiando tutta la Sardegna; da est a ovest  le coste sarde potrebbero essere segnate, in un futuro abbastanza vicino, da una selva di altissimi pali, visibili da ogni dove che cambieranno i tratti caratteristici del nostro paesaggio costiero. Neppure i siti archeologici e i nuraghi vengono più rispettati (vedi l’impianto eolico proposto a Gonnesa, nell’area di Seruci, dalla Portovesme srl).
Ci si chiede come potrà questa teoria di pale eoliche disseminate sul mare e sulle colline sarde “rappresentare – come recita la Convenzione europea del paesaggio - la componente essenziale del contesto di vita delle popolazioni, l’espressione della diversità del loro comune patrimonio culturale e naturale e il fondamento della loro identità”.
Per capire e eventualmente fermare sul nascere questo ulteriore sfregio al paesaggio costiero della Sardegna, il Consiglio Regionale Sardo di Italia Nostra ha richiesto alle Capitanerie di Porto di Cagliari e Sant’Antioco e ai Sindaci dei comuni che si affacciano nel Golfo di Palmas di poter prendere visione delle pratiche (elaborati progettuali, relazioni, richieste, autorizzazioni) relative a tutte le  istanze di concessione demaniale marittima  o di autorizzazione pervenute da parte di aziende, società o privati cittadini che intendono realizzare impianti di generazione eolica off-shore nelle acque territoriali della Sardegna meridionale.
Italia Nostra - che è intervenuta la scorsa settimana esprimendo contrarietà all’impianto off-shore di “is Arenas”  presentando motivate e formali osservazioni alla capitaneria di porto di Oristano - ritiene che per alcuni dei siti interessati dalla nuova corsa all’eolico off-shore si ripropongano le stesse criticità presenti nel Sinis: presenza di SIC, di ZPS, di oasi di protezione della fauna, di aree costiere vincolate dal Codice dei Beni Culturali e dalla Legge Galasso. Stesse analogie si riscontrano nel danno che potrebbe essere arrecato alle praterie di posidonia oceanica tutelate dal PPR e in quello che causerebbe alla piccola pesca costiera.
Questa aggressione al territorio e, in particolare, alla fascia costiera non va disgiunta da quella altrettanto grave che si sta consumando in questi giorni nell’aula del Consiglio Regionale della Sardegna con l’approvazione del cosiddetto “piano casa”.
L’auspicio è che a contrastare la distruzione del paesaggio della Sardegna si possano ritrovare insieme le popolazioni locali e gli amministratori, le associazioni ambientaliste e quelle di categoria, così come avvenuto in maniera intelligente nella mobilitazione dell’oristanese.
L’Associazione ribadisce ancora una volta l’importanza della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili per gli indubbi vantaggi ambientali che ne derivano, purché gli impianti vengano localizzati nelle aree degradate, nelle aree industriali attive o dismesse e, come recita il Piano Paesaggistico Regionale tuttora vigente “nelle aree di minore pregio paesaggistico e progettate sulla base di studi orientati alla mitigazione degli impatti visivi e ambientali”.

Cagliari 14 ottobre 2009

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